venerdì 1 gennaio 2010

Ignazio Apolloni


Apolloni Ignazio è nato a Palermo (1932). Dopo l’esperienza di appartenenza all’Antigruppo siciliano, unitamente a Rossana Apicella ha contestato la poesia visiva “in nome del lettering e della singlossia”. Ha pubblicato:
“Sketck poesie; Poesie impossibili; Tra il dire e il mare c’è di mezzo la poesia ” (raggruppate poi nel volume Singlossia), Palermo, Novecento, 1997; Niusia, 1976.
Per la narrativa: “Favole per adulti ”, 1981; “Roma ”, 1956; “Capellino ”, 1991; “Gilberte”, 1995; “Racconti patafisici e pantagruelici ”, 2000; “Dalla parte del mare ”, 2001; “New York allucinogeni e merletti ”, 2003; “Il golfino celeste a maglie lunghe ”, 2005; “L’amour ne passa pas ”, 2005; “Marrakeck ”, 2006; “Favolette ”, 2007; “Lettres d’amour à moi même ”, 2007; “L’america vista dalla stratosfera ”, 2007.


POESIE
(Da: “Antigruppo 73”)

Era la genesi

Branchi di ululati e miagolii
succhiano il cielo
mentre travasa il tempo
gravido di carne
che nutre le ossa dei morti
sotto le lastre di calcare
adagiate. Occhi divorano
il cielo che scava
bocche cavernose
gonfie di sete,
alti richiami che non toccano ancora
l'estremo confine
mentre i torrenti spaccano la terra,
e frana la terra, e i tronchi segati s'abbattono
inutili a colmare i burroni. Ora
rampe di missili in gara
gettano scintille di fuoco, di orbite,
di natura umana; mentre spettri
segnalano la luce delle stelle, ne
fissano il moto, ne segnano la vita
o ne preparano la distruzione.

L'uomo comincia a creare il creato,
ma senza mistero.

L’ombra

Quando cammino per le strade
o cavalco un aquilone
e guardo la mia ombra
giù sul manto della strada
e seguo la mia ombra
dilaniata dalle buche e dagli anfratti
il tormento che mi prende mi raggela
mi sgomenta questa vuota condizione
del mio essere lontano dal suo corpo.

Quando dico queste cose mi domando
quanto senso non avrebbe la mia vita
senza il cumulo di luce
che divarica e violenta questo corpo.

Quante note del linguaggio
ho qui trascritte
per esprimere il mio senso di rancore
per quell'essere lontano dal mio corpo
che s'allunga, che scompare
che continua a seguitare
il suo strano attaccamento
a questo corpo?

Come posso adesso dire
che volendo ingigantire
questo corpo senza carne
devo starmene alla luce
d'un fanale o d'una stella?

Come posso divenire quel qualcuno superiore
che manipola le cose della terra, del vangelo, del creato
e nessuno ha dimostrato che la terra possa vivere
da sola nello spazio senza luce né calore?

Anni di luce

Quando son nato non avevo nulla
né sangue né molecole né vita.
Il cosmo tutto
ancora non aveva un senso
finché mi partorì una donna.

Anni di luce dall'ombra
catartica seguirono fiocamente
a illuminare le grame avulsioni
dello gnomo che cresce e giganteggia
e s'allunga lungo la costa
del mare in cui preferirebbe perire
piuttosto che vivere una seconda volta.

Queste gambe e questi gomiti
che s'articolano e flettono
e creano forme dal nulla
gonfiano il mio corpo
come un'appendice
che dilania le croste dell'ignoto
tra una stella e una cometa
che cerca di colpirlo.

Anni di luce seguiranno
a gonfiare sempre più
il mio corpo di luce
nello spazio


Il canto dei pavoni

Quando l'uomo scoprirà se stesso
sotto il proprio sudario di assiomi
in cui confuse i suoi figli,
e veglierà sul cadavere del nulla
mentre tutto risuonerà di errori,
ogni cellula dell'universo riderà
lo stridulo canto dei pavoni.

Ma l'angoscia dei vivi avrà pervaso il mondo
sconosciuto, e ne avrà solcato di rimorso
tutti i tempi che verranno dopo l'uomo:
sarà la mia vendetta, la mia maledizione
nel ciclo dell'informe senza storia
alla ricerca di un 'anima che non avevo,
che nessuno ha mai avuto:
che non esiste.

Senza domani


Quando le coscienze degli uomini
avranno toccato i bordi della pazzia cosmica
e su di essa come nottambuli fantasmi
funamboli si saranno seduti a cavalcioni
— sul loro presente di millenni —
e col piede cingoleranno a ritroso il loro divenire
catartico
violeranno le bufere agoniche dell'inizio dei tempi
sul globo universale
caduco spazio agglomerato nel tempo — dei mortali —.

Fuori del nostro tempo l'altro piede conglomerà
il passato nel futuro
— riducendolo tutto senza tempo —
senza scimmie, specchi ed aspersori
senza nomi di vivi e di viventi
senza domani.
Maledetto il vate delle nuove profezie
senza speranza

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