venerdì 1 gennaio 2010

Dino D'Erice


Dino D'Erice, pseudonimo di Dino Grammatico, è nato a Erice (1924). Fondatore e direttore delle riviste “PTR ”, “Libec¬cio ” e “Rassegna siciliana di storia e cultura ”. Presidente dell'Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici. Presidente della Fondazione culturale “Lauro Chiazzese ” di Palermo.
Ha pubblicato: “Processo alla Regione Siciliana ” (Roma, Il Borghese, 1974), “La nuora Regione Siciliana ” (Palermo, Isspe, 1983), “Mezzogiorno tradito” (Roma, Secolo d'Italia, 1984), “La riforma elettorale rimasta nei cassetti di Sala d' Ercole” (Palermo, Isspe, 1996), “La rivolta siciliana del 1958. Il primo governo Milazzo ” (Palermo, Sellerio, 1996, 2 ediz. 1997), “Sicilcassa: una morte annunciata ” (Palermo, Sellerio,1998).
Con lo pseudonimo di Dino D'Erice, ha pubblicati (poesia): “Cielo nudo ” (Palermo, Flaccovio, 1966), “C'è un segno ” (Palermo, Dge, 1969), “11 verde sulle pietre ” (Milano, Ipl, 1989), “Mia incomparabile terra ” (Palermo, Thule, 1997); “Ad ogni avvento” (Palermo, Sellerio, 2003).


POESIE

Schegge di pietra

Oggi le mie parole
sono schegge di pietra.
E vorrei
               che ferissero
al cuore
               la violenza.

Io grido fuoco

Io grido fuoco
                          fuoco
al consumismo che strappa
le tele alle bandiere
                           e lascia
nei balconi
                           bastoni nudi
di ferro e legno.
E il fuoco
                          il fuoco
bruci la ruggine del cuore.


Anni '70

L'ideale non può essere odio.
L'ideale non può essere morte.
Ed è assurdo
                    assurdo
morire a vent'anni
col cuore spaccato dall'acciaio
della P 38
                 impazzita
tra le mani
d'un ragazzo.

I poeti (I)

I poeti oggi non hanno occhi
per guardare
                 ove la terra
si congiunge al cielo.

E sfugge
              la fiammella verde
che al tocco estremo del tramonto esplode
                            all'orizzonte.


I poeti (II)


I poeti del mio tempo
scrivono
               per gli addetti
ai lavori
                               oppure
                                            parlano
solo a se stessi.
La poesia è senza voce
                             al cuore degli uomini.


Comizi elettorali

Braci di parole
                             nell'aria stanca
e il vento
               raccoglie con la scopa
ceneri di promesse
mai mantenute.

(Da: “Il verde sulle pietre”, 1989)

I gerani di gibellina

 
Sono fioriti gerani rossi
sui cumuli
di calcinacci
                     della città distrutta.

Il cuore dei bambini
                                    sepolto
entro macerie di case diroccate
è vivo
               anche se il dolore
ha disseccato gli occhi delle madri
e il vento
               è senza fiato.
(Da: “Mia incomparabile terra”, 1997)


La Luna Accende Il Bianco


La luna accende il bianco
nella notte
                           e le rocce
della montagna
                           sono ossa
del tempo
                           stratificate.

Eppure

L'eterno
              è albero senza radici
e senza rami.
             L'infinito
spazio senza catene
e senza luogo.

Eppure
             fiorisce
                           la vita.


Il Respiro Della Terra


Sulle pendici dell'Erice: Sant'Anna
un cremo di suore
                         preda a lucertole grige
scarafaggioni rossi ed erba-vento
                                                    abbarbicata
a crepacci di mura ora in rovina.

Vi giungemmo per un sentiero che si inerpica
come scala addentata nella roccia.
Era fermo il vento
                                    e la luna rifletteva
luce bianca di fanali.
                                    Ascoltammo:
sulle braccia lunghe del silenzio
alitava
           il respiro della terra.

(Da: “Punti luce sulla strada di pietra”, 2002)

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