venerdì 1 gennaio 2010

Giorgia Stecher

Giorgia Stecher è nata a Messina. Ha pubblicato:
“Dialoghi e soliloqui”, Città di Vita, Firenze, 1978; “Qualcosa di sbagliato ”, inserito nel volumetto “Metafore e sgomento ”; “Non la terra ”, Il vertice, Palermo, 1983; “Quale nobel Bettina ”, Il Vertice, Palermo, 1986; Fotograffiti, 1989; “Altre foto per album ”, Scettro del Re, Roma, 1996; “Album ”, Il vertice, Palermo, 1991.

POESIE

Da: Qual Nobel Bettina (1986)

Qualcosa di sbagliato

Indubbiamente ci fu qualcosa di sbagliato
all'origine nei calcoli nelle planimetrie
e prima ancora anche negli architetti
ragion per cui la strada nacque storta.
Ma allora si sarebbe dovuto prendere
il toro per le corna rifare il tracciato
e procedere alle dovute correzioni.
Ed invece la speranza vecchia mezzana
era lì al passo e con voce suadente
ci consigliava di fidare nel tempo
grande taumaturgo amico suo.
Ma quando mai il tempo ha risolto qualcosa
una patina mette sulle cicatrici
e il mal fatto lo lascia
a scavare i suoi solchi.
Così la strada storta più storta ancora rimane
e chi prendi ora più per le corna
e cosa ci raddrizzi in tutti questi chilometri
andati alla malora!


Conformismo

 
Sì d'accordo ci sono
i figli degli altri
disse la giovane tabaccaia
ventre rigonfio
dietro le bocce delle caramelle
ma di quelli
non importa a nessuno
ciascuno vuole i suoi.
E gli avventori assentirono
né vi fu alcuno che si scandalizzò
poiché diceva cose attendibili
perfettamente in linea
con le idee girovaganti
in tutti i settori del coro.

Cadono le lesene

 
Cadono le lesene
dai miei balconi barocchi
e sfiorano i gerani alle inferriate.
La zampata del tempo
segni lascia indelebili
sui volti delle cariatidi ai portoni
con crescente sadismo.
Si va verso il silenzio e l'acquiescenza
quando non vi è difesa
e noi l'abbiamo tentata
ricoprendo con frasche le facciate
nell'illusione che il nemico non vedesse
o che magari magnanimo
ci sostenesse il gioco.

E un giorno...

E un giorno
diventerò patetica
quando con mani insicure
rovisterò il passato
per trovarvi l'appiglio
alla sopravvivenza
e nel sorriso dei figli
la condiscendenza annoiata scoprirò
che si riserva ai vecchi
e non saprò
se sia meglio morire
o aggrappati ai relitti tenacemente resistere.


La credulità

Da che sei entrato
nel gran giro dei furbi
dispensieri di pacche e ammiccamenti
getti alle ortiche la credulità
zavorra che t'ingombra
nella breve falcata.
Cedila a me che ne faccio incetta
per credere che la conta delle stelle
cancelli dalle mani le verruche
che l'uso del techen scacci l'artrite
che più della verità sia vera la fandonia
che con sussiego adesso mi propini.

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