sabato 1 maggio 2010

Leandro Muoni

Leandro Muoni, napoletano di nascita e sardo d’adozione, dove si è laureato in Lettere moderne e, successivamente, perfezionato in Storia dell’Arte. Insegnante nel Liceo scientifico “Pacinotti” di Cagliari, ha pubblicato, tra l’altro: “Prospettive di Sardegna attraverso la letteratura” 1980, “Un carosello storico ovvero il destino mascherato” 1982, “Musicisti” 1985, “Poesie marine e karalitane” 1989 ed altre opere. E’ stato fra i vincitori del Premio di Poesia “Giovanni Corona” e fra gli otto finalisti al Concorso nazionale di Poesia e Musica “Città di Como”.E’ fra i fondatoridell’Associazione Nuovi Scrittori Sardi, di cui è stato il Presidente. Collabora alla Pagina culturale del quotidiano La nuova Sardegna e a varie riviste di cultura regionali e nazionali.

Tre Poesie 

da Poesie marine e karalitane 1989

Don Giovanni in laguna

Catene di ferro sul mare
alla Scaffa
catene a morto
sopra il pescoso specchio:
fermate
sinistro quel barbaro che viene
saracinante! Poi
di Pisa e Genova
atrabile la lotta
di spalle
inferta, ammenta!
Già postuma
un’ombra ispanica
s’aggira a Santa lagunare
Igia
di quell’aruspice
fantasma
d’amaro amore supplice:
un Don Giovanni sandalo
insuliota…Arde
la morte forcipe
sulla laguna spenta. La donna
“sardisca” è

                                 L’Oblio.


Polena – Syrena

Strame latte sudore
linfa miele vapore
sangue rugiada stupore
furore apocalisse silenzio.




Al grande sguardo
Sosta immaginaria di Giacomo Leopardi
       sopra la spianata di San Rèmy

Bello di mole silenziosa
l’altero palazzo distende
nell’aria una quinta allo sguardo
quasi nube scolpita
del cielo che intorno spalanca
l’aperto orizzonte.

Laguna di acque
                                           cornice
leggera dei monti lontani.

Sta la pupilla in cima
ad un acrocoro monumentale
tenue nel baricentro alato
dove l’arco di marmo
s’adombra.

Ma davanti
alla giusta misura del piano
più gentile s’invoglia
e devoto a una palma
l’italico pino.

Qui l’angolo mite
d’azzurro
l’”io guardo” riposa
e al contatto d’amore.

Poi un brivido lungo
m’incute
nel sole cieco meridiano
il grande visus non
riparatore
sempre che al ciglio dei pensieri
                                             fitti
dirama un vento eterno
                               quelle foglie.

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